BREVE SAGGIO SULL’IDENTITÀ VOCAZIONISTA

Predicazione Quotidiana: Identità Radicale

Apostolo delle vocazioni. I fedelissimi

Don Giustino a chi gli domandava come era nato il vocazionario rispondeva con disarmante semplicità: – dal catechismo di un seminarista in vacanza -. Consegue che l’identità vocazionista esteriore deve essere fondamentalmente di natura catechistica. Nel libro primo delle “Regole e Costituzioni” grandi, capitolo 75, n° 802, Don Giustino scrive “Il dovere della predicazione quotidiana e della ricerca e cultura perpetua delle vocazioni, specialmente tra i figli del popolo, deve rivolgere e impegnare il Vocazionista all’insegnamento del catechismo, in una forma e in un grado sempre più perfetto e integrale.” Don Giustino sente vibrare nel cuore il detto paolino “fides ex auditu”[15], che noi possiamo arditamente rendere con “vocatio ex auditu”, nella convinzione tutta giustiniana che non mancano le vocazioni ma i ricercatori e coltivatori, la cui opera egli definisce “dovere” perpetuo del vocazionista, rivolto (atteggiamento del cuore) e impegnato (azione concreta) all’insegnamento del catechismo (quotidiano).

Spiritualità Trinitaria: Identità Spirituale

La spiritualità di don Giustino è eminentemente trinitaria.  Il suo pensiero, il suo cuore, la sua attività, tutto è orientato verso l’unione sempre più perfetta con le singole persone divine. E l’unione perfetta è quella nuziale, coltivata dai santi mistici. A questa egli aspira, a questa egli vuole attirare tutti. Trinitaria è anche la sua opera, soprattutto il suo Istituto, le cui linee fondamentali le ha volute impresse non solo nelle Costituzioni, ma anche nello stemma dove campeggiano tre triadi: campo di lavoro è la Chiesa Trionfante, Purgante e Militante; modello è la santa famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe; ideale è l’unione divina trinitaria. Trinitaria è anche la sua ascetica: ossia una comunione ascensionale con l’umanità santa di Gesù alla sfera divina, mediante la “Triade ascetica”: Purità, umiltà, carità”.  Egli ha raggiunto un vero proprio stato di connaturalità con la vita di grazia, espressa nelle scelte concrete: amore al Signore, amore alla Chiesa, amore alle vocazioni.[16] Vivere questa spiritualità trinitaria è la vera identità spirituale di ogni vocazionista.

Maternità Soprannaturale: Identità soprannaturale

Secondo Don Giustino ogni vocazionista, nel suo cammino ascensionale progressivo, deve diventare madre delle anime. Deve, dunque, chiedere e ottenere dall’alto, il dono “di una maternità soprannaturale, che viene solo dalla SS. Trinità. Dalla nostra natura non sboccia mai questo fiore di cielo. Dal cuore di Gesù, dal cuore di Maria, dallo Spirito Santo, dal Padre e dal Figlio ci viene questo stato e questa vita della maternità delle anime”[17].   

 La Devozione alla Vergine: Identità Mariana

Nostra Signora delle Divine Vocazioni, protettrice dei giovani in formazione

            Don Giustino considera la devozione alla Vergine essenziale per un’identità propria vocazioni sta. Essa aiuta come un corso accelerato di perfezione, di santificazione e di divina unione. Chi medita sulle disposizioni e sentimenti della Vergine inizierà “il suo noviziato per la perfezione dell’unione con Dio, per le compiacenze della gloria di Dio, per la professione eterna delle nozze con Dio”[18] appresso al figlio di Dio e di Maria nella ” relazione con Gesù Vangelo, Gesù Ostia, Gesù Chiesa”.  

Vita di Preghiera Comune e Privata: Identità Comunitaria

Come fondatore delle congregazioni vocazioniste, Don Giustino ritiene di somma importanza che la preghiera comunitaria e personale dei suoi membri rispecchi l’identità e lo stile della propria consacrazione. Dice: “Se resterai fedele alla vita di preghiera comune e privata, questa ti renderà fedele a tutto il resto, perché essa o è proprio l’anima di tutto o è il solo alimento dell’anima, quando è fatta integralmente”[19]. E aggiunge, “Amiamo dire che: orazione (= vera calma e vero raccoglimento) e mortificazione sono le due ali dal cui continuo esercizio dipendono il nostro volo a Dio santissimo e altissimo, le nostre divine ascensioni”.[20]

Il Perdono e Amore: Identità della Personalità

Per Don Giustino, vivere l’altra e complessa faccia dell’amore è il perdono. Il Beato padre invita a scusare gli uomini, proprio come ha fatto il Signore sulla croce, a non seguire “il nemico, che ci accusa il povero prossimo come fosse la causa delle nostre sofferenze, mentre la causa sono i nostri difetti”.[21] Vale anche per tutti i membri della SDV ciò che scriveva a una delle prime suore vocazioniste: “Perdonate tutto il passato. Non accennate più a nessuna loro colpa passata. Non chiudetevi più in voi stessa, in un silenzio che è un dispetto vendicativo e che fa male alle anime. Siano le vostre predilette le più difettose, portate in braccio le pecorelle zoppe. Gesù farà lo stesso con voi”.[22]  Anche se il Beato padre, privilegiando la condizione di prima del giovane del Vangelo, dice: “Non auguro a nessuno la festa del figliuol prodigo”.[23]

Identità Missionaria e Pastorale

Don Giustino manda i primi Missionari Vocazionisto in Brasile (13/5/1950): don Ugo Fraraccio, don Franco Torromacco e fra Giuseppe Prisco.

Il Beato Giustino scrive: “Tutta la Congregazione Vocazionista deve essere eminentemente missionaria”[24] ed “ogni singolo religioso deve essere un missionario in spirito e in opere”.[25] Le nostre attuali Costituzioni e Direttorio che animano la nostra vita e le nostre attività così si esprimono: “in obbedienza al mandato evangelico andate, ammaestrate tutte le genti, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro quanto vi ho comandato[26] “la Congregazione come figlia della Chiesa che vive nel tempo ed è per sua natura missionaria, lavora ed è sempre pronta all’azione apostolica nelle missioni ad gentes”.[27]  Poi Don Giustino chiede che le nostre comunità vocazioniste nel mondo siano delle vere e proprie oasi di spiritualità. Afferma che le nostre residenze devono essere: “chiostro per i religiosi; casa del clero; cenacolo delle vocazioni; ufficio del popolo; dispensario di luce e consolazione; cuore della comunità parrocchiale e diocesana”.[28]

            Come caratteristica della identità Vocazionista nella pastorale parrocchiale, don Giustino ha posto la centralità della Parola, dell’Eucarestia e della Santificazione della famiglia: la Parola con predicazione quotidiana al mattino e alla sera (mentre a stento a quel tempo si teneva la “predica” nella Messa parrocchiale domenicale, oltre altre circostanze speciali); l’Eucarestia, con comunione quotidiana, che talvolta sfiorava le mille unità nella Parrocchia di San Giorgio da lui guidata per 35 anni; la Santificazione della famiglia, con la consacrazione al Sacro Cuore, al Cuore Immacolato di Maria di ogni cortile e con il regolarizzare tante posizioni poco regolari, ecc…

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